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È l’anno delle chat audio. Clubhouse intanto apre anche al testo.

Come per gli esami, prova scritta e orale. Clubhouse passa allo scritto dopo il successo riscosso “in voce”. Il social network, a poco più di un anno dal lancio, fa parlare ancora di sé ed accende la concorrenza con i grandi del web. Il social del momento fa leva su Backchannel per aprire alle chat con testo scritto: all’apertura dell’app (sia iOS che Android), in basso a destra, c’è l’apposito pulsante, un’icona che rappresenta un aereo di carta. Dal menu si accede alla chat, sia individuale che di gruppo. Quest’ultima, per gli sviluppatori, renderà più versatile il social come nel caso dei relatori che nella room potranno organizzarsi al meglio sulla scorta di messaggi pervenuti in forma scritta. Mancano però alcune funzioni, per le quali gli autori assicurano di intervenire, come l’invio di immagini e video.

C’è di più: Clubhouse chiude con la versione beta ed abbandona il sistema degli inviti e delle liste di attesa, permettendo quindi una libera adesione per tutti alla piattaforma. Ricordiamo pure che il social ha reso disponibile l’utilizzo del sistema operativo Android solo a maggio scorso. Ebbene, comunicato dalla società, in soli due mesi la community si è allargata con l’aggiunta di dieci milioni di iscritti. A soli dieci giorni dal lancio, inoltre, Backchannel registra 90 milioni di messaggi. Si promettono peraltro aggiornamenti ogni paio di settimane.

Insomma sembra che il nuovo social network abbia le carte in regola per farsi apprezzare. O per farsi imitare, o per farsi comprare. E infatti da Mark Zuckerberg arriva una pronta risposta in merito. Sembra che presto anche Facebook avrà la sua Clubhouse. Si chiamerà Hotline o forse Live Audio Rooms. Non restano a guardare gli altri. Telegram ha attivato room protette da anonimato nei gruppi. Twitter invece è alle prese con gli Spaces. Per la verità il social di Jack Dorsey aveva offerto quattro miliardi di dollari addirittura per l’acquisizione del neo arrivato. Il tentativo però si era rivelato vano. Corrono ai ripari, con strategie simili, anche Linkedln, Spotify e Discord. E la lotta è ancora agli inizi.