Zoom, non te ne sei accorto quando hai firmato I Scoppia scandalo: usa le registrazioni per i suoi scopi
Cosa sta succedendo nel mondo delle AI e cosa sta facendo Zoom con i nostri dati: scoppia il caos sui forum, l’azienda risponde
Da quando l’utilizzo delle chat delle AI, come per esempio quella di OpenAI, ChatGPT, è diventato aperto al pubblico si sono aperte diverse problematiche su quelli che possono essere i limiti dei computer ma anche sui loro confini non ben definiti. Oltre alle problematiche relative alla privacy, esistono anche problematiche inerenti a quelle che vengono definite ‘allucinazioni’ delle AI.
In sostanza, le intelligenze artificiali se non allenate abbastanza possono sbagliare sui dati, oppure addirittura inventarseli di sana pianta, rendendo così impossibile per l’utente distinguere il vero dal falso.
Se in un primo momento tutto ciò può anche essere visto con sottile ironia, come per esempio nella creazione di meme, in realtà è un punto fondamentale per capire quanto si rischia nella vita di tutti i giorni.
Cosa sono le allucinazioni delle AI e perché è importante addestrarle: entra in gioco Zoom
Per capire bene il senso di queste ‘allucinazioni’ viene comoda in esempio la vicenda dell’avvocato di New York che porta in tribunale delle sentenze suggerite dall’AI che si sono rivelate inesistenti. Per ovviare a questo problema, tutti i grandi colossi stanno cercando di ‘istruire’ le loro intelligenze grazie ad accurati training di aggiornamento.
Questi training non sono altro che la registrazione di intere conversazioni tra umani, dati che in genere si possono trovare pubblici su Google o in generale sul web e le piattaforme social come Twitter e Facebook. Zoom è una di quelle aziende che ha già dichiarato di utilizzare i dati delle videochiamate private, i messaggi di testo e le riunioni per “addestrare” modelli di intelligenza artificiale.
Perché Zoom utilizza i dati per addestrare le intelligenze artificiali
Quando è esplosa la polemica l’azienda ha ben specificato che sono stati gli utenti a confermare l’azione al momento della presentazione dei nuovi termini e condizioni. Zoom ha risposto con un post sul blog questa settimana, sostenendo che i dati vengono utilizzati solo per addestrare i modelli di intelligenza artificiale per riassumere le riunioni in modo più accurato e solo con il consenso del cliente.
In un post sul blog, il Chief Product Officer di Zoom Smita Hashim ha scritto: “Per ribadire: non usiamo contenuti audio, video o chat per addestrare i nostri modelli senza il consenso del cliente”. Anche Google ha recentemente modificato la sua politica sulla privacy per consentire all’azienda di addestrare i modelli di intelligenza artificiale su informazioni pubblicamente disponibili su Internet.
La nuova politica infatti spiega di utilizzare le informazioni disponibili al pubblico per aiutare a formare i modelli di intelligenza artificiale di Google e costruire prodotti utili al cliente stesso come Google Translate, Bard e le capacità di intelligenza artificiale cloud”. Sul tema comunque rimane ancora tanta incertezza.