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Tumore, se usi il cellulare così te la rischi: ecco cosa succede

Il telefonino è un oggetto che entrato velocemente nelle nostre vite impossessandosi in maniera violenta della nostra quotidianità.

Che sia per una telefonata di lavoro o di svago, questo piccolo oggetto ultrasottile non riesce a staccarsi dalle nostre mani e dalle nostre orecchie. Passiamo davvero un sacco di tempo con il nostro device. Quasi come fosse un fidanzato o una fidanzata. Anzi, alle volte di più.

L’uso massivo del nostro device, può, però, portare a conseguenze sulla salute si psicologica che fisica anche gravi. E’ il caso di un operaio specializzato che ha lavorato per un’acciaieria valdostana. Dal 1995 al 2008 questo operaio trascorreva almeno 3 ore al giorno, oltre la reperibilità, al telefono. Mentre lavorava all’acciaieria ebbe un trauma all’orecchio destro e perse l’udito. Ciò lo costrinse a usare il sinistro per le telefonate.

Il telefono usato era uno con tecnologia Etacs, un modello con livelli altissimi di emissioni di radiofrequenze. Tutto questo ha portato l’ex operaio a scoprire nel 2009 un neurinoma, un tumore del nervo acustico proprio sul lato sinistro del cranio e a causa del quale ha perso completamente l’udito. Da subito l’operaio ha dato la colpa all’uso prolungato del telefoni cellulare e ha intentato una causa all’ Inail per riuscire ad ottenere l’invalidità da malattia professionale.

La sentenza storica della Corte d’appello di Torino per l’uso massiccio del telefono cellulare

Dopo moltissimo tempo, l’operaio è riuscito a vedersi riconosciuta l’invalidità da malattia professionale. L’ Inail è stata, quindi, condannata a risarcire il povero operaio sessantatreenne. Una sentenza storica, questa, diversa dalle altre, frutto di un confronto tra scienziati e non di giuristi che si sostituiscono a questi.

La Corte di Appello di Torino ha gito diversamente in questo caso, compiendo una valutazione degli atti diversa rispetto a quanto fatto per situazioni analoghe. Ha deciso di chiedere un parere ad uno specialista in otorinolaringoiatria, audiologia e foniatria, il professore ordinario dell’Università di Torino Roberto Albera.

Il professore ha spiegato con chiarezza che non c’è alcuna certezza del nesso di collegamento tra uso di telefonini e neurinoma, nella sua forma sporadica. Ma sulla base di studi condotti su animali da laboratorio si può ritenere che le radiofrequenze possono essere considerate oncogenetiche. Cioè, sviluppano tumori. Questi dati sperimentali non sono necessariamente applicabili all’uomo, sono criticabili circa l’applicazione sull’uomo, ma certamente probativi di un effetto patogeno sul tessuto nervoso.

In parole povere, la certezza che l’uso del cellulare abbia provocato il tumore non c’è, ma è altrettanto palese che c’è ”un’elevata probabilità” e questo è bastato alla Corte d’appello di Torino per riconoscere all’ex operaio un indennizzo di 400€ al mese.